giovedì 15 ottobre 2020

La miglior vendetta? La felicità



Perché mai dovresti cercare un orizzonte se non sai guardare oltre quel muro di pixel?

Non ci sarà un futuro all’altezza dei tuoi sogni semplicemente perché fai fatica a guardare. Nessuno ti ha insegnato come fare, ti manca l’alfabeto dell’osservatore.


La vita a scorrimento verticale è vita, ma se prima per sconfiggere la noia ti lasciavi trasportare dalla fantasia, oggi ti distrai solo con un dito che scorri su e giù su un display.


C’è chi vive credendo nel reddito di cittadinanza come soluzione, quando invece dovrebbe essere solo uno stato transitorio per evitare disagi e povertà.


Poveri e smarriti in milioni di pixel, in formule e algoritmi, incapaci di gestire una compostiera.


Quanta violenza sotto questo cielo, tra invidie e apparenze che ti fan sentire simile ai tuoi idoli. Uomini che uccidono altri uomini con una naturalità sorprendente. Tutti vogliono tutto per poi accorgersi che è niente.


La miglior vendetta? La felicità. 

Non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice.


La base non pensa perché è vuota. Non ha strumenti per muoversi nella complessità che la circonda e trova negli slogan pane per i propri denti. Gli italiani sanno leggere ma non riescono a comprendere il senso delle parole (cit. OCSE). 

Bisogna ripartire dalle case, dalle tavole, dagli sguardi e dall’ascolto: la famiglia è l’origine della civiltà.



Ci sono delle citazioni prese qua e là, da Renato Zero ad Alda Merini, passando per Umberto Galimberti e Samuele Bersani. Le ho tagliate, cucite e remixate. Chi è stato deejay, lo sarà per sempre.