venerdì 15 maggio 2020

Le regole del gioco sono cambiate


In Italia negli ultimi decenni stiamo giocando con le stesse regole. Un paese che non riesce a svecchiare i suoi contenuti, le sue leggi, il suo modo di operare, non potrà mai progredire. 

Le nuove e le vecchie leve si adagiano su ciò che è stato fatto senza riuscire a essere parte attiva del cambiamento che c’è bisogno.

Tutti siamo concordi che è cambiato tutto: il modo di comunicare, di vivere, di lavorare, di fare famiglia. 

È cambiato completamente il mondo delle imprese. 
Oggi, sembra strano scriverlo, ci sono molte più opportunità di business rispetto a ieri. Basta guardarsi intorno e con poco, se sai progettare e trasformare le idee in azioni, puoi realizzare un’impresa senza grandi investimenti. 

Ci sono molti più investitori che in passato pronti a finanziare progetti interessanti. È questo paese che scoraggia chi è capace di produrre. Sono cambiate le regole del gioco e chi pensa di poter lavorare (anche da dipendente), come si lavorava solo 10 anni fa, fallirà o non troverà occupazione.

La società liquida non è solo una teoria da manuali. È la realtà che ci circonda.

Se pensi ancora che la fortuna sia la base per fare ogni cosa è solo un alibi a cui ti appigli perché ti mancano dei pezzi. Oggi il sinonimo di fortuna è relazioni. Avere fortuna è avere belle relazioni. Se non ne hai, puoi considerarti sfortunato ma sii consapevole che questa è una condizione che puoi cambiare.

Ti hanno detto che la fortuna è quando si incontrano opportunità e preparazione? 

In parte è vero, ma stai sicuro che le relazioni, oltre a decretare il successo o meno di un’attività, sono indispensabili per competere nell’attuale scenario di mercato che è cambiato completamente. 

Ciò che chiami crisi in realtà è un’altra cosa a cui non ti sei ancora abituato e non hai accettato. Per questo continui a pensare e progettare come si faceva dieci anni fa.

Riscrivere le regole del gioco, fare reset e ripartire non sono compiti che possiamo svolgere noi direttamente. Per questo eleggiamo dei rappresentanti dai quali puntualmente non ci sentiamo rappresentati, basta guardarsi intorno. 

Amministrare è difficile, ancora di più quando ti scontri con le vecchie logiche di sistema, quelle regole del gioco che andrebbero riscritte. 

Occorre un cambiamento che passi prima dai cittadini e dalla loro consapevolezza. Temo che questa consapevolezza manchi del tutto. Ed è da qui che bisogna partire. 

Purtroppo non c’è nessuno in questo momento che può rappresentare il salvatore: questo Paese lo salvano i cittadini che non cascano nella trappola “fascisti-comunisti”.
Alcuni ci hanno provato ma sono rimasti invisibili. A loro chiedo scusa se si sono sentiti ingiustamente chiamati in causa. Altri, come Bonnie e Clyde, continuano a mangiare sulle tavole della gente che aspettano il ritorno di Silvia o le lacrime di Teresa per avere qualcosa da dire.

Non sono nessuno per giudicare, ma qui sono a casa mia e se ti va, puoi leggere tutto ciò, anche solo come una lucida richiesta.