sabato 20 ottobre 2018

L’X-Factor della tua impresa è la vera ragione sociale


Ti ricordi quando a scuola studiavamo la ragione sociale? Ci dicevano che era la denominazione dell’impresa: il nome del soggetto giuridico.

Nessuno ci ha mai spiegato che invece è la ragione di esistere. L’essenza stessa dell’impresa. In una sola parola è la focalizzazione. Senza focus non hai ragione di esistere e di essere sociale, quindi di stare sul mercato.

La focalizzazione è l’essenza del business. Dev’essere chiara, precisa, senza dubbi e non deve correre il rischio di essere fraintesa. 

Focalizzazione vuol dire specializzazione.

Prova a rispondere a queste 3 domande:

1. Cosa vuoi che venga percepito del tuo prodotto o servizio?
2. Questo è quello che sai veramente fare?
3. Sai farlo veramente bene?

Se le tue risposte, oltre a convincere te, convincono chi deve acquistare il tuo prodotto o servizio, è fatta: hai l’x-factor!

Con uno slogan: la focalizzazione prima di tutto per essere prima degli altri.

Ovviamente non è l’unica chiave del successo ma di sicuro è la prima.

Attenzione. Non ho la pretesa di insegnarti nulla o di dirti come si fa. Ho solo la certezza di averlo studiato, messo in pratica è constatato che funziona, quindi anziché tenerlo solo per me ho deciso di donartelo, per evitare di farti sperperare denari.

Questo post dovresti condividerlo con chi sta pensando di fare impresa, con quei ragazzi imprenditori, o che aspirano a diventarlo, che pensano di dover accontentare necessariamente tutti e allora mettono insieme pasticci nei quali si intortano senza via d’uscita.

*Grazie a Al Ries e a Frank

giovedì 11 ottobre 2018

I primi ospiti di una comunità sono i residenti.



Un corso di italiano per scozzesi a Scicli. 
Un’esperienza che si conclude positivamente per noi che li abbiamo ospitati e per Enrica Cianci Conti che l’ha organizzato.
Può considerarsi come il primo vero tentativo di destagionalizzazione.
Grazie alla collaborazione di Enrica abbiamo accolto e coinvolto due gruppi di scozzesi venuti a Scicli per imparare l’italiano.
Enrica è un’abruzzese residente in Scozia, che da diversi anni insegna italiano. Due classi, in due settimane diverse, con un programma intenso fatto di aula al mattino e di esperienze in giro per il territorio nel pomeriggio.
Un turismo esperenziale basato su 3 elementi: il viaggio, l’apprendimento e le emozioni.
Un punto di partenza per esplorare nuove frontiere dell’economia del turismo che diffonde benessere a tutta la comunità: pilastri sui quali da sempre si regge la filosofia di Scicli Albergo Diffuso e Sicilia Ospitalità Diffusa.

Per noi siciliani, la destagionalizzazione, di cui spesso solo si parla, non può prescindere da questi due elementi: il Nord Europa e gli over 60: viaggiatori desiderosi del clima mite del mediterraneo che hanno tempo a disposizione fuori dai classici festivi da calendario.

L’esperienza si è conclusa positivamente, tuttavia ci sono ancora alcune lacune da colmare. Il territorio è pronto ma poco preparato, sia culturalmente che professionalmente.
La conoscenza delle lingue straniere è alla base di un progetto che ha al centro l’ospitalità di viaggiatori provenienti dal Nord Europa.
L’accoglienza professionale prevede una progettualità chiara e definita incentrata sull’apertura mentale degli attori protagonisti e non miope opportunismo. Per esempio far percepire ai viaggiatori prezzi o trattamenti differenziati rispetto ai residenti non giova a nessuno.  Oppure non mettere a disposizione i propri bagni se non si consuma, non è un messaggio accogliente.

Le città hanno bisogno di più servizi. Dai bagni pubblici più curati, puliti e aperti anche nel fine settimana, a una maggiore vigilanza nel centro storico per scoraggiare schiamazzi notturni che disturbano e creano situazioni imbarazzanti da gestire.

Questo è l’essenziale, l’abc per chi vuole puntare nel settore dell’ospitalità. 

E’ necessaria una maggiore sensibilizzazione dei soggetti che intendono ritagliarsi un proprio spazio imprenditoriale. Non devono (o meglio non possono) esistere, nei nostri territori, imprese che hanno come unico target solo i turisti. I clienti destinatari di qualsiasi prodotto o servizio (che non sia quello ricettivo) devono essere sempre e solo i residenti, almeno per 2 motivi: il primo perché viviamo ancora di una forte stagionalità e il secondo perché i turisti che arrivano sono viaggiatori che non vogliono essere trattati da turisti e che vogliono vivere come viviamo noi del luogo.
Cancellate quindi dalle lavagne i menu turistici, i tour turistici, e concentratevi invece su esperienze memorabili che i residenti per primi possano provare e comprare.
Quante volte ci siamo sentiti chiedere: “mi consiglia un posto in cui voi andate a mangiare o a comprare questo e quell’altro”.
Il residente deve essere al centro del business che porti avanti, perché oltre 8 mesi all’anno è con lui che devi convivere.
Il turista è un ospite, così come i residenti sono ospiti di una città. Non deve esserci nessuna differenza. Il segreto è capire questo. Siate rispettosi dei luoghi come quando siete in vacanza. Attenetevi alle regole della civiltà e sensibilizzate anche i vostri figli perché una città ospitale è una città vivibile per tutti. 
Da turisti avete mai buttato una carta per terra o non rispettato le regole della comunità che vi ha ospitato? Quando ospitate qualcuno a casa vostra gli riservate o no il meglio che potete? 
Per questo tutti dovremmo comportarci nelle nostre città come degli ospiti e trattare chi arriva come noi vorremmo essere trattati. L’economia del turismo, nelle nostre piccole comunità, deve essere incentrata su produttori di esperienze che hanno come target i residenti, ovvero gli ospiti permanenti.