sabato 23 novembre 2013

La Vita, le Arance, il Ferrari e la Fine


C'è sempre un motivo per fermarsi. Spesso indipendentemente dal nostro volere. 
Mi hanno detto che anche questo fa parte della vita. Anzi è la vita. 
Di riflessioni sull'argomento ne ho fatte tante nell'ultimo periodo e non c'è una via di fuga, per cui anche tu lettore per caso non ti puoi sottrarre.
Quasi sempre la vita è un percorso più o meno lungo condizionato dalle scelte che si fanno. Ci sono le eccezioni, come in tutto, ma non è di queste che voglio scrivere.

La vita è come un'arancia e va spremuta tutta. E quando pensi di averla finita c'è sempre una goccia che nel bel mezzo del deserto è capace di darti l'energia che ti serve per camminare ancora e, allo stesso tempo, di lasciarti in bocca quel sapore unico che riconosceresti fra tanti altri.

La qualità delle arance è influenzata da tanti fattori (la terra, l'aria, le stagioni).

Ciò che può salvarci è il ricordo, la memoria, quel tesoro accumulato negli anni che nessuno potrà mai sottrarci.
Ed è sul ricordo che bisogna lavorare per elaborare il presente e disegnare il futuro.

Ci sono immagini che la memoria non potrà mai cancellare perché non lo vuole, perché anche se non sono belle rappresentano comunque dei momenti. Momenti che un giorno ti faranno vedere quella sottile linea di confine fra l'aldiqua e tutto ciò che non conosciamo.

Non sono confuso ma ho voglia di scrivere, ne sento il bisogno e vomitare parole a caso in questo momento mi aiuta, come dopo una bella sbornia. Come quando dopo aver gustato, e sottolineo gustato, un ottimo Ferrari senti il bisogno di liberartene prima di andare a dormire.

Il corpo si ribella. La mente pure. Forse anche prima. Forse dopo. Indipendentemente.

Quindi l'unico fine che può avere la vita è di rinnovarla. 
Non per forza biologicamente, cioè facendo figli ma rinnovarla migliorandola, sia quella degli altri sia dei più deboli.

La vita non serve a fare rivoluzioni perché deve essere curata, nutrita di altre vite, di vite migliori che possano aumentare la felicità perché il benessere non si può misurare solo con il pil.

Da "La fine è il mio inizio" di Tiziano Terzani, un pezzo di dialogo fra Padre e Figlio.

"Folco: Ma non servono le rivoluzioni?

Tiziano: E da qui il mio passo verso l'unica rivoluzione che serve, quella dentro di te. Le altre le vedi. Le altre si ripetono, si ripetono in maniera costante, perché al fondo c'è la natura dell'uomo. E se l'uomo non cambia, se l'uomo non fa questo salto di qualità, se l'uomo non rinuncia alla violenza, al dominio della materia, al profitto, all'interesse, tutto si ripete, si ripete, si ripete.