mercoledì 1 gennaio 2020

Duemila venti a te



Soffieranno e sfioreranno le nostre facce, anche a migliaia di chilometri di distanza.
Porteranno polvere ai nostri occhi e ci costringeranno a chiuderli come spesso abbiamo fatto in questi anni. Nel 1989, nel 1992, nel 2001. Nelle piazze e nelle copertine che titolavano “La rivoluzione non russa” o “E’ primavera svegliatevi bambini”. Sulla lapide con la scritta Via Silvio Berlusconi (e non era un indirizzo), Il Pastore tedesco e Niente asilo.

C’è tutto un mondo che vola in questi venti e nella mia vita.

C’è la consapevolezza e c’è anche il sogno, quello sognato e quello che non smette mai di sognare. 

C’è mio padre e la sua faccia in ogni mia partenza.

Non tutto passa. Certa polvere resta. 

E i venti la trascinano, lisciano le pietre, accarezzano le pelli, scuotono le fronde e baciano i deboli.
Duemila venti per il digital divide che vede su due argini diversi non più nonni e nipoti, ma cugini della stessa generazione.

Duemila venti si faranno strada fra seimila sardine e le scompiglieranno se queste non avranno il coraggio di stare insieme anche fuori dalle piazze. 

Duemila venti: che onore accoglierti!

Immaginavo di viverti da sopra un’automobile volante e con molte più pillole.

E invece eccomi qua, ad augurare ai miei amici di non chiudere mai gli occhi, neanche davanti a duemila venti. Non chiudeteli mai del tutto. Lasciate sempre uno spiraglio, quel tanto che basta per intravedere anche in mezzo a una tempesta.