lunedì 31 dicembre 2018

Il turismo a Scicli nel 2018



Negli ultimi giorni, in tanti mi hanno chiesto un parere su come è andato, turisticamente parlando, l’anno appena trascorso.

Una premessa doverosa. Il 2017 è stato un anno record, sia sul piano nazionale che su quello siciliano e ancora di più su quello locale.
La condizione geopolitica del Nord Africa, le difficoltà della Grecia, la paura del terrorismo in generale hanno spinto il popolo dei viaggiatori a scegliere le destinazioni italiane.
Fra queste sicuramente la Sicilia e in particolare modo Scicli che ha fatto registrare presenze record durante tutto il 2017.

Dal 2014 al 2017 è stato un crescendo, si è registrato un trend di presenze in costante aumento: 
+ 20% nel 2014 (rispetto al 2013); 
+ 16% nel 2015 (rispetto al 2014); 
+ 37% nel 2016 (rispetto al 2015); 
+ 10% nel 2017 (rispetto al 2016);

Se il confronto viene fatto tra le presenze del 2014 e quelle del 2018, il margine di crescita è davvero significativo: +70%.

Con queste premesse, già un anno fa, fra gli operatori del settore si erano create delle aspettative: chi ha investito nel settore dell’accoglienza, chi nel settore ristorativo, chi in quello dei servizi e dell’intrattenimento.
A metà anno i primi segnali negativi e alcune voci cominciano a rincorrersi:  “il 2018 è un anno di calo”, “non ci sono le presenze degli altri anni” ecc.

Per noi di Scicli Albergo Diffuso, che rappresentiamo la più grande struttura ricettiva extra alberghiera presente in città, il 2018 si chiude in pari, cioè abbiamo registrato, più o meno, lo stesso numero di presenze dello scorso anno, con un fatturato leggermente più alto. Tradotto vuol dire che abbiamo ospitato lo stesso numero di viaggiatori ma con una tariffa media più alta. In altre parole, abbiamo venduto meglio il nostro prodotto, puntando sulla qualità delle strutture e sulle esperienze da far vivere. 
E’ un ottimo risultato, di cui siamo molto orgogliosi, che ci viene confermato anche dagli ospiti che hanno scelto la nostra realtà. Infatti, oltre ad aver mantenuto il primato su Tripadvisor, siamo riusciti ad ottenere una media del 9,5 (su 10) sulle più importanti Online Travel Agency.

Essere la struttura più grande di Scicli si traduce in un ineguagliabile punto di forza, perché diventa l’unica organizzazione capace di ospitare, come ha già fatto, gruppi medio grandi che non sono quelli da pullman da villaggio turistico, ma viaggiatori con un alto profilo culturale, con un'età media di 50 anni, disposti a spendere in media non più di 90 euro a notte e 25 euro a pasto che arrivano nel Val di Noto per scoprirne tutte le sue peculiarità.

Un ottimo risultato, se consideriamo che il 2017 è stato un anno record e che nel 2018 in città sono state aperte oltre 20 nuove strutture ricettive extra alberghiere fra case vacanze, ville e bed and breakfast. Aver mantenuto lo stesso numero di presenze va sicuramente letto come un segno di crescita in termini di arrivi in città.

Il 2018 è stato il primo anno di attività anche a Donnalucata, una borgata di mare in cui pochi hanno scommesso finora. Noi lo abbiamo fatto rilevando un progetto che qualche anno fa avevamo contribuito a far nascere - Donnalucata Ospitalità Diffusa - e che abbiamo rilanciato, come sappiamo fare, riuscendo a lavorare nei mesi di settembre, ottobre e anche a Capodanno. A Donnalucata! Sul mare! Dove tutti sono convinti che la stagione finisce ad agosto.

Cosa c’è dietro? Una programmazione, investimenti nel marketing e nella comunicazione, investimenti nell’innalzare la qualità percepita e non ultimo un lavoro di squadra vero e non come spesso si dice in queste circostanze.

Il nostro progetto a Scicli quest’anno, pur registrando per la prima volta un segno pari, si conferma la realtà più strutturata e organizzata del territorio. Un’impresa che ha creato un nuovo modo di vivere il turismo, facendo vivere esperienze uniche da residenti temporanei. Non è un caso che la nostra promessa continua ad essere “the new way to live like a local”.

Molti parlano di calo.
In altre occasioni ho interpretato questa percezione di calo, seguendo anche i nostri dati, come un reale calo di presenze relative più alla gente del luogo che ai turisti. 
Modicani, ragusani, ispicesi che negli anni scorsi avevano scelto Scicli come luogo dove trascorrere una serata, nel 2018 si sono riversati in altre località. Non è un caso che Donnalucata o Marina di Modica hanno registrato un notevole aumento di presenze. 
Venendo a mancare, i flussi provenienti da chi risiede nelle città vicine, a risentirne di più sono stati i ristoranti, le pizzerie e i bar che, negli ultimi anni, avevano fatto cassa grazie anche a loro. 

È evidente che non basta aprire, anche bei posti, ma occorre spostare l’attenzione e gli investimenti su strategie che portano e riportano clienti locali e turisti a consumare nei vari locali.

Cosa si può fare?
Colmare il vuoto che c’è nelle strategie operative sia private che pubbliche. Ciò che manca è proprio la cultura della strategia. Tutti aspettano i turisti, senza fare niente per farli arrivare. Demandano agli altri ciò che dovrebbero fare in prima persona. Non esiste impresa al mondo che apre le saracinesche e aspetta i propri clienti senza fare niente per farli arrivare. Se c’è ancora qualche azienda del genere chiuderà a breve.
Qui purtroppo si opera improvvisando giorno dopo giorno. Si aprono attività, si trasformano dammusi, si inseriscono sui più comuni portali e si aspettano gli ospiti.
Ma purtroppo fin quando a vendere è bookingpuntocom, tutti sono felici, senza rendersi conto che il marketing che funziona non è il proprio ma quello di bookingpuntocom che, quindi con il suo primato detta le sue regole.
Fin quando la maggior parte delle prenotazioni arriva da bookingpuntocom o da altri intermediari, vuol dire che non c’è un prodotto con una sua identità, con una sua impostazione, ma una commodity facilmente sostituibile.

I portali sono dei luoghi di vendita dove vengono presentate centinaia di camere e case, apparentemente tutte uguali che si differiscono solo per il prezzo e per la reputazione ottenuta dalle recensioni di coloro che vi hanno soggiornato. 

Cosa aspettarsi?
Positivo è quindi il bilancio dell’anno appena trascorso e ciò che ci aspettiamo per il prossimo è una continuità, prevedibile sia dal lavoro fin qui fatto che per un calendario decisamente a favore di chi intende viaggiare: fra ponti e festività varie si avranno più giorni da dedicare alle vacanze.
La nostra politica commerciale, basata su una strategia di marketing e di prodotto unica, porterà un maggior numero di turisti a Scicli e Donnalucata, quindi operatori e amministratori preparatevi anche voi a svolgere la vostra parte, per un 2019 all’insegna dell’ospitalità!

lunedì 24 dicembre 2018

Babbo Natale esiste e ho le prove!




Le domande che devi porti sono altre: cosa so fare veramente bene, qual è la caratteristica che mi contraddistingue, perché l’azienda in cui lavoro (o mi piacerebbe lavorare) dovrebbe (man)tenermi, in cosa posso farla crescere, quale valore apporto con la mia collaborazione.

Ciò che ti auguro è questo: di metterti a fuoco, di chiarirti cosa vuoi fare e sopratutto se sei in grado di farlo. 
La maggior parte delle persone lavora per soldi senza comprendere ciò per cui lavorano davvero.
Se ciò che vorresti fare non sai farlo mettiti alla prova, impara come farlo, studia, se puoi frequenta un corso specialistico, trova chi è disposto a farti provare.

Non sovrastimare mai le tue capacità: meno sai e più presumi di sapere, meno vali e più presumi di valere. 

Ciò che ti auguro, in questo periodo di auguri, in cui tutti ti augurano qualcosa, è di trovare la tua strada, di fermarti davanti al mare o nel mezzo di un bel campo e respirare a pieni polmoni. Imprigiona dentro te l’aria e poi nel lasciarla andare cerca di sentire il retrogusto che ti lascia in bocca. Se è piacevole sei sulla strada giusta. Se senti l’amaro vuol dire invece che è arrivato il momento di imboccare un’altra strada. Un’altra ancora.

Ciò che ti auguro è di non essere mai come la maggior parte, ma di Essere una parte. La parte più attiva della tua vita. 

Incolpare gli altri è sempre più facile per ostinarsi a non cambiare direzione, ma la verità è l’esatto contrario: è più facile cambiare se stessi che qualunque altra persona che ti gira intorno.

A tutti i miei collaboratori, e a chi nella ricerca trova sempre un fine e non un senso di smarrimento.

domenica 9 dicembre 2018

Perché acquistare un dammuso da ristrutturare non è un investimento.



In tanti mi chiedono di voler fare un investimento per comprare un dammuso da ristrutturare per poi metterlo a reddito affittandolo come casa vacanze.

Quindi ho deciso di trascrivere la mia risposta perché può sempre essere utile. Ovviamente è il mio pensiero che non vuole contraddire né convincere nessuno. Non ho mai letto un articolo che dice il contrario e nemmeno uno che potrei citare come fonte. Se lo ritieni puoi condividerlo con chi ritieni che ne possa avere bisogno, altrimenti puoi ignorarlo e rigar dritto per la tua strada. 

Che cos’è un investimento immobiliare?
Secondo il dizionario è “il collocamento di un capitale in attività e acquisti che ne determinino l'aumento”.

Che cos’è un dammuso? 
Un pianoterra indipendente o il basso di una casa, generalmente con una muratura in pietra a vista, un po’ buio perché, oltre alla porta di ingresso, non ha finestre e spesso umido in quanto ubicato in zone poco soleggiate e direttamente costruito sulla terra.

Se decidi di investire in un tipico dammuso di 50 metriquadri, oggi (fra valore dell’immobile, spese di agenzia e notaio) lo paghi circa 30 mila euro, lo restauri senza esagerare con rifiniture superiori alla media con 40 mila e lo arredi con 10 mila. Alla fine avrai speso 80 mila euro.

Il tipico dammuso in genere ospita tra 2 e 4 persone a seconda la grandezza. La tariffa media di riferimento è 50 euro a notte. Considerando un’occupazione annuale media di 120 notti, sono 6 mila euro di incasso lordo. A questo importo vanno detratte le spese di gestione (se affidate a terzi ammontano a circa la metà). Su quello che resta va applicata un’imposta minima del 20%, quindi 600 euro. Da ciò che resta, 2400, vanno detratte energia, gas, tasi, acquedotto, imu. Cosa rimane? Tra i 1000 e i 1500 euro.

Qualcuno potrebbe dire che il 50% di spese di gestione per l’ospitalità sono tante.
L’alternativa è gestirlo direttamente, pagando a parte la signora delle pulizie, le spese di lavanderia e impiegando il vostro tempo nella gestione dell’ospite: arrivi, partenze, assistenza durante il soggiorno, gestione dei check-in (registrazioni alla questura, gestione fiscale, gestione commerciale (Booking, Airbnb ecc.), gestione dei check-out ecc. Diventa un lavoro vero e proprio, ma ti assicuro che non è il caso di coloro che mi hanno chiesto di voler fare un investimento.

Adesso, dopo questo breve calcolo, prova a immaginare le spese di manutenzione e mantenimento che un immobile richiede per essere sempre idoneo e perfetto ad ospitare: una volta una lampada da sostituire, altre volte un accessorio, passa il tempo e bisogna tinteggiare, poi può capitare che bisogna sostituire la pompa dell’acqua, la manutenzione all’aria condizionata (un carico di gas ogni 3 anni circa), un box doccia da sostituire.

Può considerarsi ancora un investimento?

A questo punto un paio di domande te li devi porre. 
Sei sicuro che il dammuso è il posto in cui tu vorresti andare in vacanza? 
Porteresti la tua famiglia o la tua compagna per una fuga romantica in un tipico dammuso?
Rileggi sopra, tra le prime righe, dove spiego cos’è un dammuso.
Se non hai le risposte, pensaci bene dopo aver risposto alle domande.
Se in passato questa tipologia di strutture ha funzionato forse è perché l’offerta era povera di altro, quindi chi voleva soggiornare in questi luoghi non trovava alternative.

Il miglior modo per chiamare un’operazione del genere è “voglio avere una casetta tipica di proprietà da abitare di tanto in tanto” piuttosto che voglio fare un investimento che mi renda.

Un acquisto del genere non rende proprio niente. Si ripaga solo ciò che consuma. In una parola si automantiene. 

Il mio suggerimento è di parlare con le persone giuste che lavorano nel settore dell’ospitalità, meglio se extra alberghiero, e non solo con gli agenti immobiliari, il cui unico scopo è far vendere la casa al proprietario e farla acquistare a te che pensi di fare un investimento.

Se vuoi acquistare un dammuso le tue motivazioni devono essere altre: amore per il luogo, sensibilità verso il recupero, voglia di mettere radici in un paese, un regalo da farti o da fare, disponibilità economica senza nessuna pretesa di ritorni. Parlatemi di tutto, ma non di investimento.

martedì 27 novembre 2018

Che grano sarai nel momento della mietitura?



Dopo aver solcato la terra con l’aratro, ti sdraiavi sotto un carrubo e seguivi l’arco del sole, da sinistra a destra, e aspettavi.

Aspettavi in stazione sopra un freddo sedile in pietra quel treno che ti portava su e giù per l’Italia.

Ed è sempre lo stesso treno quello che vedi passare quando sei fermo al passaggio a livello ad aspettare.

Solo i cani hanno un padrone e se non sei un padrone aspetterai la maturazione del grano come si fa con un treno alla stazione.

Quando arriverà la stagione della mietitura? Che grano sarai?

Non è solo la primavera che tarda ad arrivare. 
Come un treno. Come un’ambulanza. Come una gravidanza. Come il piacere.

Siamo ricchi come le spighe del grano, ma non lo capiamo.

Ho indossato le tue camicie per cominciare la mietitura e resto al sud. 


Quello che hai letto è diverso dai miei soliti post, ma oggi va così. Sto esplorando nuove terre e le visioni che ho mi piace condividerle. In tanti mi fanno perdere tempo e solo con alcuni perdo il senso tempo. 

venerdì 23 novembre 2018

Sicilia Ospitalità Diffusa. Che cos'è e cosa fa.


Sicilia Ospitalità Diffusa
 è un sistema di accoglienza territoriale che, attraverso il Welcome Point presente in ogni destinazione in cui opera, unisce proprietari di case, fautori di esperienze, creatori di sapori, procacciatori di servizi, organizzatori di eventi.
Ma tutto ciò, pur essendo il cuore, non può da solo raccontare l'esperienza di quella che è, per noi siciliani, l’anima dell’Ospitalità Diffusa.
Essere diffusi è un credo fondato sull’autenticità e sulle radici che ci caratterizzano culturalmente: dalle tradizioni popolari all'architettura costruttiva delle case, dall'enogastronomia al paesaggio naturale contaminato da 5 mila anni di storia che lo rendono unico e non replicabile.
Per ogni affiliato, far parte di Sicilia Ospitalità Diffusa non significa solamente contribuire con una quota annuale, ma avere profondo amore per la propria terra e per quello che si fa per renderla speciale, offrendo la propria esperienza per farla vivere e gustare al meglio a quanti scelgono di trascorrere in Sicilia le loro vacanze, ma anche alle persone del luogo vogliose di assaporare nel profondo la terra di cui sono figli.
Valorizzare la aziende del territorio, promuoverle, farle scoprire agli ospiti di tutto il mondo che scelgono le dimore del sistema, diverse dagli alberghi tradizionali, speciali proprio perché uguali alle case in cui vive la gente del luogo, organizzare eventi per far conoscere tutto ciò e valorizzarlo, anche agli occhi degli altri, è la missione di Sicilia Ospitalità Diffusa. 
Il futuro, per noi, è condividere la nostra storia con i viaggiatori che scelgono questa meta. E’ far conoscere la cultura e le tradizioni a chi ama questa terra, a chi c’è già stato e a chi ancora non la conosce.
Sicilia Ospitalità Diffusa è un’esperienza da vivere con chi crede nella Sicilia più vera. La promozione parte dal territorio in cui nasce per poi raggiungere una dimensione universale, all'interno di un modo di pensare che mette al centro l'esperienza del viaggiatore e del residente.
Per fare tutto ciò, Sicilia Ospitalità Diffusa produce materiale informativo e organizza eventi che hanno il fine di avvicinare le persone a questa realtà.
Strumento primario in tutte le città dell'ospitalità diffusa è, sicuramente, la mappa della località nella quale si soggiorna, regalata sia agli ospiti, al momento dell'arrivo, che ai viaggiatori di passaggio nei Welcome Point, curiosi di conoscere le coordinate (monumenti, ristoranti, negozi) dei luoghi da visitare. La mappa è accompagnata dal ventaglio dell'Ospitalità Diffusa, un gadget dalla doppia funzione: ventaglio vero e proprio ma anche mappa della Sicilia Sudorientale, utile per chi deve muoversi nel Val di Noto. Riservato agli ospiti è, invece, il Passaporto dell'Ospitalità Diffusa, un lasciapassare con tutte le esperienze selezionate dal sistema che semplificano la scelta ai viaggiatori, li informano, e allo stesso tempo gli garantiscono benefit come degustazioni gratuite o sconti riservati solo a loro.
Sicilia Ospitalità Diffusa è un mondo in divenire, mai statico e volto sempre a incontrare chi vuole arricchire la propria conoscenza.
Tante sono le iniziative alle quali Sicilia Ospitalità Diffusa ha dato sostegno, sponsorizzandole e finanziandole direttamente: dagli incontri di formazione ad alcuni eventi sportivi; dalle performance di arte contemporanea a concerti nell’ambito di eventi culturali locali; dalle produzioni di guide e book fotografici alla realizzazione delle Stagioni Diffuse (PrimaveraEstate e Autunno), piccoli eventi locali che con incontri, degustazioni, passeggiate guidate hanno coinvolto i residenti e i visitatori facendoli innamorare delle bellezze autentiche di questa terra.
Sicilia Ospitalità Diffusa è una realtà in continua evoluzione finanziata solo dai privati che ne fanno parte, i quali, grazie al coordinamento dei Welcome Point, operano secondo una logica sistemica sotto un unico marchio.

mercoledì 21 novembre 2018

Alla ricerca delle affinità



Passiamo troppo tempo a competere fra noi, quando invece dovremmo solo abbracciarci.
Prenditi due minuti per leggere questo mio pensiero se ti va, altrimenti skippa e scappa.
Oggi non sei tu a decidere, ma è il mercato a farlo per te, sia se sei un consumatore sia se sei un produttore.
Il mercato decide tutto.
Puoi solo scegliere come affrontarlo, con che cosa presentarti e come migliorarlo. Essendo noi stessi singole parti del mercato, se non riusciamo a migliorarlo vuol dire che stiamo facendo qualcosa di sbagliato. In altre parole stiamo realizzando prodotti o servizi di merda.
Tra i nostri pensieri (tra i miei, i tuoi, fra i tuoi e quelli di un amico, un conoscente, un collega) c’è sempre qualche affinità, per questo dovremmo sforzarci di guardare in quella direzione: alla ricerca delle affinità. 
Invece molto spesso ci ritroviamo coerenti solo verso le non affinità, come se qualcuno premiasse il nostro grado di estraneità. 
Per questo certi amori non nascono o muoiono ancor prima di cominciare.
Tutto l’universo obbedisce all’amore, cantava Battiato, e noi imprenditori non possiamo sottrarci a questo assioma. 
Ogni abbraccio mancato è un’opportunità perduta. Per questo dovremmo incontrarci di più, abbattere quelle mura che spesso innalziamo, prendere le affinità e crearci valore.
Il mercato non è mai saturo di prodotti che creano valore, che fanno la rivoluzione.
Quale prodotto fa la rivoluzione?
Quello che apporta valore e allo stesso tempo non ne sottrae.
Il prodotto che arricchisce il mercato, il suo consumatore e il suo produttore.
È così difficile capirlo?
Se questi 3 elementi non rientrano nella ruota (progetto) non ci sarà business, non ci sarà rivoluzione, ma assisteremo inermi al lento declino dell’umanità.
In questo mercato dovremmo muoverci come ospiti pieni di premure. Con delicata attenzione. Siamo ospiti, non dimentichiamolo: arriviamo e dopo un po’ ripartiamo.
Siamo nati per essere parziali. Il totale si ottiene dall’unione, dalla somma delle affinità. Dai singoli sguardi.
Hai solo un modo per cambiare le cose. Cambiarle da dentro. Senza nessuna paura. Ci sarà sempre qualcuno che ti dirà che rischi di sbagliare o che stai sbagliando. Fa parte della quotidianità. 
Ma è solo in certi sguardi che si intravede l’infinito. Se non ci guardiamo più, se non cerchiamo le affinità, rimarremo in un’apparente area di confort che lentamente ci consumerà, così come stiamo già consumando il mondo.

sabato 20 ottobre 2018

L’X-Factor della tua impresa è la vera ragione sociale


Ti ricordi quando a scuola studiavamo la ragione sociale? Ci dicevano che era la denominazione dell’impresa: il nome del soggetto giuridico.

Nessuno ci ha mai spiegato che invece è la ragione di esistere. L’essenza stessa dell’impresa. In una sola parola è la focalizzazione. Senza focus non hai ragione di esistere e di essere sociale, quindi di stare sul mercato.

La focalizzazione è l’essenza del business. Dev’essere chiara, precisa, senza dubbi e non deve correre il rischio di essere fraintesa. 

Focalizzazione vuol dire specializzazione.

Prova a rispondere a queste 3 domande:

1. Cosa vuoi che venga percepito del tuo prodotto o servizio?
2. Questo è quello che sai veramente fare?
3. Sai farlo veramente bene?

Se le tue risposte, oltre a convincere te, convincono chi deve acquistare il tuo prodotto o servizio, è fatta: hai l’x-factor!

Con uno slogan: la focalizzazione prima di tutto per essere prima degli altri.

Ovviamente non è l’unica chiave del successo ma di sicuro è la prima.

Attenzione. Non ho la pretesa di insegnarti nulla o di dirti come si fa. Ho solo la certezza di averlo studiato, messo in pratica è constatato che funziona, quindi anziché tenerlo solo per me ho deciso di donartelo, per evitare di farti sperperare denari.

Questo post dovresti condividerlo con chi sta pensando di fare impresa, con quei ragazzi imprenditori, o che aspirano a diventarlo, che pensano di dover accontentare necessariamente tutti e allora mettono insieme pasticci nei quali si intortano senza via d’uscita.

*Grazie a Al Ries e a Frank

giovedì 11 ottobre 2018

I primi ospiti di una comunità sono i residenti.



Un corso di italiano per scozzesi a Scicli. 
Un’esperienza che si conclude positivamente per noi che li abbiamo ospitati e per Enrica Cianci Conti che l’ha organizzato.
Può considerarsi come il primo vero tentativo di destagionalizzazione.
Grazie alla collaborazione di Enrica abbiamo accolto e coinvolto due gruppi di scozzesi venuti a Scicli per imparare l’italiano.
Enrica è un’abruzzese residente in Scozia, che da diversi anni insegna italiano. Due classi, in due settimane diverse, con un programma intenso fatto di aula al mattino e di esperienze in giro per il territorio nel pomeriggio.
Un turismo esperenziale basato su 3 elementi: il viaggio, l’apprendimento e le emozioni.
Un punto di partenza per esplorare nuove frontiere dell’economia del turismo che diffonde benessere a tutta la comunità: pilastri sui quali da sempre si regge la filosofia di Scicli Albergo Diffuso e Sicilia Ospitalità Diffusa.

Per noi siciliani, la destagionalizzazione, di cui spesso solo si parla, non può prescindere da questi due elementi: il Nord Europa e gli over 60: viaggiatori desiderosi del clima mite del mediterraneo che hanno tempo a disposizione fuori dai classici festivi da calendario.

L’esperienza si è conclusa positivamente, tuttavia ci sono ancora alcune lacune da colmare. Il territorio è pronto ma poco preparato, sia culturalmente che professionalmente.
La conoscenza delle lingue straniere è alla base di un progetto che ha al centro l’ospitalità di viaggiatori provenienti dal Nord Europa.
L’accoglienza professionale prevede una progettualità chiara e definita incentrata sull’apertura mentale degli attori protagonisti e non miope opportunismo. Per esempio far percepire ai viaggiatori prezzi o trattamenti differenziati rispetto ai residenti non giova a nessuno.  Oppure non mettere a disposizione i propri bagni se non si consuma, non è un messaggio accogliente.

Le città hanno bisogno di più servizi. Dai bagni pubblici più curati, puliti e aperti anche nel fine settimana, a una maggiore vigilanza nel centro storico per scoraggiare schiamazzi notturni che disturbano e creano situazioni imbarazzanti da gestire.

Questo è l’essenziale, l’abc per chi vuole puntare nel settore dell’ospitalità. 

E’ necessaria una maggiore sensibilizzazione dei soggetti che intendono ritagliarsi un proprio spazio imprenditoriale. Non devono (o meglio non possono) esistere, nei nostri territori, imprese che hanno come unico target solo i turisti. I clienti destinatari di qualsiasi prodotto o servizio (che non sia quello ricettivo) devono essere sempre e solo i residenti, almeno per 2 motivi: il primo perché viviamo ancora di una forte stagionalità e il secondo perché i turisti che arrivano sono viaggiatori che non vogliono essere trattati da turisti e che vogliono vivere come viviamo noi del luogo.
Cancellate quindi dalle lavagne i menu turistici, i tour turistici, e concentratevi invece su esperienze memorabili che i residenti per primi possano provare e comprare.
Quante volte ci siamo sentiti chiedere: “mi consiglia un posto in cui voi andate a mangiare o a comprare questo e quell’altro”.
Il residente deve essere al centro del business che porti avanti, perché oltre 8 mesi all’anno è con lui che devi convivere.
Il turista è un ospite, così come i residenti sono ospiti di una città. Non deve esserci nessuna differenza. Il segreto è capire questo. Siate rispettosi dei luoghi come quando siete in vacanza. Attenetevi alle regole della civiltà e sensibilizzate anche i vostri figli perché una città ospitale è una città vivibile per tutti. 
Da turisti avete mai buttato una carta per terra o non rispettato le regole della comunità che vi ha ospitato? Quando ospitate qualcuno a casa vostra gli riservate o no il meglio che potete? 
Per questo tutti dovremmo comportarci nelle nostre città come degli ospiti e trattare chi arriva come noi vorremmo essere trattati. L’economia del turismo, nelle nostre piccole comunità, deve essere incentrata su produttori di esperienze che hanno come target i residenti, ovvero gli ospiti permanenti.

sabato 8 settembre 2018

Imprevedibile è la via, più di ogni cuore.


Tu pensi di conoscerla perché qualcuno te l’ha indicata o prima di te l’ha percorsa. Perché prima ancora qualcun altro l’ha immaginata, disegnata e poi creata.
Ti convinci di domarla, di poterla abbracciare, ma lei scorre.
Imprevedibilmente va.
Senza indicazioni, senza raccomandazioni.
Ti mette a nudo e ti fa sentire solo. Vorresti potergli girare le spalle e tornare indietro, ma ti giri e sei in mezzo al mare. C’è solo mare. E la terra non si vede.
Quando ti accorgi di essere, ti senti solo. In realtà lo sei da quella volta che ti sei trovato a camminare e a non riconoscere niente davanti a te, a non avere punti di riferimento e camminare lo stesso.
A volte sei solo e ti vuoi illudere di non esserlo, ma lo sei sempre in certi momenti: quando devi decidere o quando devi resistere.
Ti convinci che c’è una luce, ma è solo una  presenza.
Credi, per non sentirti solo.
Aspetti un miracolo che non arriva, mentre il mondo va. Imprevedibilmente va, più di ogni cuore.
Forse il miracolo è esserci adesso.
È aver vissuto. Essere stato figlio. Quello che non ti occorre. Questi attimi con te. La consapevolezza che la parola gratis non esiste.


sabato 21 luglio 2018

Solo e fuori luogo.



E poi a un certo punto la vita si fa spazio di nuovo e tutto ciò che sembrava non esserci prende una nuova forma.
La ruota panoramica ricomincia a girare, proprio quando ti stavi preparando per scendere. 
Come sanno mentire bene i marinai. Sono come certi venditori. O come la maggior parte dei tossici in preda ad una disperazione che non sanno riconoscere. 
Non si fermano mai, neanche davanti al vuoto e quando sono pronti per saltare ne trovano sempre una, diversa, ma così lontana dalla verità che anche loro si convincono sia vera.
Non è il paradiso che crea dipendenza. E’ l’abitudine che ti rende schiavo. Quando ciò che ti faceva stare bene diventa un’abitudine, hai già cominciato a stare male da un po’ e non te ne sei accorto. Sei dipendente. Devi uscirne. Curati.
Nessuno può farti cambiare abitudine. Devi essere tu a volerlo, se desideri conoscere l’altra parte della vita. L’adolescenza è finita da un po’. E ritornerà solo nei tuoi figli.
Cosa hai insegnato a loro lo capirai presto, ma stai attento perché sarà troppo tardi. 
Dicono che i migliori venditori agiscono come veri e propri truffatori: ti illudono, persuadono, raggirano così bene che ti convincono a comprare il solito mattone dentro una scatola ben confezionata. E tu ci credi come fosse la prima volta.
Mi piacerebbe scriverti chiaramente in cosa credo ma ti sto perdendo di vista. Se ti senti circondato da ipocriti e truffatori, è perché un po’ lo sei anche tu.
Riconoscere questi killer per isolarli è un bene, ma non tutti hanno questa capacità. Per questo ti ritrovi spesso solo e fuori luogo. 

Le estati sono le vere stagioni della vita.



C’è qualcosa che non vedo. I miei nuovi occhiali non mi aiutano. Mi fanno sembrare altro, ma solo per gli altri. 
Sorvolo. 
Sto bene, non preoccuparti.
È da giorni che non riesco a guardare. Al mare ci vado solo per correre. Mi diverto poco e ho sorrisi solo per le mie bambine.
Il lavoro va bene. I sogni sono nello zaino e la voglia di scalare la montagna è inarrestabile. 
Il tuo spazio di libertà è una conquista che si misura in metri quadri: quanto più aumentano, tanto più diminuisce la tua libertà.
E' una montagna mentale da scalare? Forse. Quella dalla cui vetta chissà cosa si vedrà mai. Il fine non è la vetta, credimi. Non voglio sapere che vista c’è da lì. Il sogno è scalarla tutta, di tanto in tanto fermarsi, godersi un po’ il paesaggio laterale, a destra e a sinistra, e non ciò che lascio alle spalle.
Il vento soffia. A volte chiudo gli occhi per proteggermi dalla polvere che trascina. Altre volte per il dolore.
Le estati sono le vere stagioni della vita. Gli anni si scandiscono con il mare e con le presenze in spiaggia. 
Nutro un certo distacco dal verbo volere e tutte le sue declinazioni. Mi piace volare e mentre scalo la montagna mi sembra davvero che potrei farlo. Non sopporto lo strisciare dei serpenti e ciò che mi fa venire sonno dopo aver mangiato. Per oggi è tutto, anche se non ho scritto tutto. 
Grazie. 
Chi non ringrazia sarà sempre un perdente. Per sempre.

mercoledì 20 giugno 2018

I tuoi fornitori sono tuoi partner.



Vedi, se non sei in grado di capire ciò che ti sto per scrivere, sei finito ancor prima di cominciare, quindi respira un attimo, mettiti comodo e fissa bene in testa ciò che segue.
Gestire la parte economica della tua impresa non è semplice, lo so e lo sai anche tu. 
Gestire bene il rapporto con i tuoi fornitori è importantissimo perché sono i tuoi partner e devono rafforzare la tua impresa e non indebolirla. Per raggiungere questo scopo devi essere loro alleato, devi rispettarli, pagarli e onorarli. Solo così puoi averli al tuo fianco anche nei momenti di debolezza (che speriamo non arrivino mai). 
Se fai al contrario, invece, non troverai mai quella serenità organizzativa che ti permette di far crescere il tuo business. 
Per crescere hai bisogno degli altri e gli altri hanno bisogno di te. E’ un ciclo a doppio senso e mai a senso unico. Se non comprenderai questo, mi spiace, ma sei destinato a fallire. Sempre. In ogni cosa che farai.

lunedì 4 giugno 2018

Guerrieri




Non si lasciano domare.
Sono lampi che si lasciano cadere.
Petali che si lasciano volare.

I sognatori vivono tutti i giorni 
Chi nella propria mediocrità 
E chi cambierà il mondo

Guardano senza mai smettere
Si sporgono senza temere il vuoto 
La fine sarà la fine e non un trampolino

Rimarremo figli tutta la vita
Anche quando saremo padri 
Sognatori che non si domano.

lunedì 14 maggio 2018

Ho scritto forse.



A volte penso che della generazione provolone, di quelli che lo mettevano sempre nel panino abbinandolo a qualcos’altro, non rimarrà nulla, oltre il colesterolo.
  
Mi fanno tenerezza coloro che, dopo una prima repubblica, si rimettono sul mercato pubblicando foto di profilo o con il décolleté in vista, come a dire: guarda cosa posso offrirti nonostante “le mie scelte politiche”.

Fai attenzione a ciò che pensi, perché i pensieri possono diventare azioni. Attento a ciò che fai, perché le azioni formano il tuo carattere. E fai attenzione al tuo carattere, perché il tuo carattere diventa il tuo destino.

Ringrazio ogni giorno chi mi offre la possibilità di vivere così, chiunque egli sia. Anche se so che dietro, forse, ci sono solo io. 

venerdì 13 aprile 2018

Accontentarsi per essere contenti?



Passeggeri distratti convivono nei miei giorni, tutti i giorni.

Si muovono per spostarsi da un punto ad un altro, senza preoccuparsi degli altri viaggiatori.
Come faccio a passarti il sole se io sono il giorno e tu la notte?
I passeggeri del mio bus non hanno il biglietto e viaggiano sicuri che non salirà alcun controllore, nessun controllore che destabilizzerà il viaggio.
Se bastasse un taglio di capelli per cambiare la propria vita.
Se bastasse l’avere per essere. 
In realtà non serve solo la concorrenza per abbassare il valore.
Ma te lo chiedi ogni tanto cosa ti serve veramente?
Chi si accontenta è contento. Felice. Lo diceva Terzani e forse è anche vero, ma... Ma… Ma se c’è un ma, pare che ciò che sta prima del “ma”, non conti granché, non serva, quindi, chi si accontenta è davvero contento? Forse, ma io non mi sono mai accontentato e non mi accontento neanche adesso.
La verità ti salverà dai ciclopi. Il coraggio che ti manca per dire addio, invece, ti spegnerà lentamente. Scegliere, non è difficile, ti basta ascoltarti, anche quando canti in auto la Vanoni “bisogna imparare a lasciarsi quando è finita”. La felicità è una sfida continua da cui non puoi sottrarti per vivere bene.

martedì 27 marzo 2018

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Ti porterò con me
Come una scultura senza tempo

Ci perderemo in un abbraccio
E ti lascerò andare nel vento

Come un aquilone cadrai
Ti raggiungerò 

E riaffiorerai dalle acque
La definizione è in superficie

Ci accarezzeremo di baci
E mai mi chiamerai per nome

Non voglio vederti piangere
Il mio amore non merita le tue lacrime 

L’età è un labirinto a una sola uscita
Uno specchio da lucidare

Un respiro da gustare
L’amore non sente

Non dorme e non conta
L’amore è una mano tesa

Siamo caduti in acqua
Consapevoli del nostro peso 

Ci siamo accarezzati senza sfiorarci
Consapevoli del nostro tatto

E infine come una cascata
Ci siamo abbandonati al nostro corso 

Tim Elliot

sabato 24 febbraio 2018

Fare impresa è una grande impresa



Se fosse facile, non si chiamerebbe impresa. Non tutti possono farla. Non tutti devono farla. 
Dietro ogni impresa c’è sempre un alto rischio. Si sa, si dice, ma mai gli si dà il giusto peso. Fare impresa non è affatto una questione di fortuna. Chi si sente sfortunato e addossa i suoi insuccessi a questo è solo impreparato.
Fare impresa vuol dire costantemente calcolare, prevedere, a volte azzardare, raddrizzare il tiro, cadere e rialzarsi.
Tutti sono imprese. Dal libero professionista che fa l’avvocato al commercialista, al consulente generico, al medico specialista, a chi produce, chi vende consigli, prodotti o servizi.
Anche il dipendente dell’impresa fa impresa, solo che, a differenza dell’imprenditore, il dipendente non rischia, ma qui aprirei un’altra maglia che meriterebbe un post ad hoc.
Non basta solo una buona idea per fare impresa. Oggi, più che mai, è necessario essere preparati in più campi: dalla gestione economica finanziaria a come vendere. Dalla conoscenza degli strumenti che funzionano, alle voci che compongono il bilancio. È un patrimonio immateriale che, se non hai, devi acquisire. È un patrimonio in evoluzione e ciò che funziona oggi non funzionerà domani. 
La soluzione è solo una: studia sempre. Studia. Studia. Fallo per bene, altrimenti rinuncia, perché sarai destinato a fallire.
Non tutto ciò che vogliamo possiamo avere. Sappiamo ben poco di come va il mondo, eppure, a volte, pensiamo di conoscerlo, solo perché ne abbiamo sentito parlare a qualcun altro.
La tua vita va. Va ugualmente, e va una volta soltanto. Non avrai un’altra possibilità. Il tuo cuore invecchierà prima che tu possa rendertene conto e non c’è impresa che possa rallentare, fermare o modificare tutto questo.

lunedì 29 gennaio 2018

Che cosa resterà dell’idea di libertà?


C’era un tempo in cui credevamo solo alla vita e che il resto non ci potesse appartenere. Ogni volta che si avvicinava il lato oscuro pensavamo non ci potesse riguardare.
Per questo non gli davamo importanza e avevamo ali così potenti che ci facevano riprendere il volo proprio quando sembravamo quasi a terra. Sfioravamo lo schianto e quando è successo a qualche amico cominciavamo a guardare il mondo con occhi diversi.
Forse è la giovinezza l’età dell’immortalità. L’età in cui fai tutto, senza sapere niente. Senza se e senza tanti perché. 
Perdevamo il fiato per cose che oggi neanche ricordiamo e i tramonti colorati erano solo l’inizio di una nuova giornata.
La parola fine ci faceva sorridere e la andavamo a cercare. Oggi la evitiamo anche nei pensieri. 
I nostri padri. Loro si che sembravano immortali. Erano i nostri eroi, anche quando fumavano a tavola dopo cena mentre tutti guardavamo la tv, senza preoccuparsi di niente. 
Quando con il loro sudore ci spianavano una strada che ci sembrava scontata, dovuta, meritata. 
E oggi che padri lo siamo noi, viviamo nell’imbarazzo di non essere mai abbastanza.
Non possiamo comprare la felicità dei nostri figli. Non possiamo regalargli complimenti che non meritano. Non ci ringrazieranno per le nostre falsità. Eppure siamo sempre lì a ridere e ad applaudirli.
Andavamo a cercar le stelle solo per il gusto di andare. Oggi ci servono per trattenere le lacrime. Guidiamo con i navigatori e sbagliamo più di quando non avevamo neanche le cartine.
Abbiamo più paura adesso, seduti sui divani di casa che di quando in autostop attraversavamo tre confini in un giorno.
Che cosa resterà di noi?

Delle nostre risate, delle nostre marinate, delle scritte sui muri, delle impennate, dei nostri baci. Che cosa resterà dei viaggi in treno, delle ore passate in aula all’università, dei giorni in cui credevi di essere arrivato alla fine ed era solo l’inizio di un’altra vita.

domenica 7 gennaio 2018

Viaggia per vedere. Fermati solo per conoscere.


Siamo nati per essere. Viaggiatori, viandanti, camminatori, esploratori. 
Siamo dentro il viaggio da quando nasciamo. Non possiamo fermarci, non dobbiamo farlo. La scoperta è l'essenza del viaggio. 
E non c'è mai una fine, se hai un fine. 
Ci sono le fermate e ad ogni fermata una partenza. Ripartire sempre. Osare. Meglio fare un passo avanti che uno in meno. Non credere al destino designato da chissà chi. Credi solo in te. Credi nel movimento. Continuo. Perpetuo. 
Arrivare non conta, se credi nel viaggio. 
Goditi la strada. Lasciala pulita per chi seguirà i tuoi passi e per chi arriverà dopo. 
Il dono è una valigia da riempire tutta. In viaggio.

Viaggia per vedere e fermati solo per conoscere, ma poi riparti. Sempre.