Molti mi chiedono perché?
Non lo so.
Sarà forse la fame o forse la sete.
Non lo so.
Sarà forse una forma strana di amore.
O l’assenza di confini.
La fluidità.
Sarà forse la fortuna di fare i giusti incontri.
O quella capacità di vedere laddove per gli altri c’è solo buio.
Riuscire a esplorare gli abissi dell’ego è un viaggio personale che non si può condividere.
Forse non c’è un perché, perché fa parte del viaggio.
Si vivesse solo di partenze, non ci si stancherebbe mai.
La perfezione non esiste e quindi provare a raggiungerla è sempre un modo per migliorare l’esistente.
Si può anche sbagliare e quindi peggiorare l’esistente.
È il rischio che corre chi fa.
Chi non fa può stare sereno e l’unico sbaglio che potrà rimpiangere sarà quello di non averci mai provato.