Hai camminato sul lato selvaggio della strada. Hai cercato cibo per l’anima e un posto dove mangiare. Un posto dove sognare. Un posto popolare in cui ci si può alzare come in una canzone. Come un aquilone.
Se c’è una madre su quella barca con un bambino in braccio, forse è perché ha alle spalle un inferno che spera di non trovarsi anche davanti.
Senza una meta, senza una strada, senza sigarette ma con le dita che han lavorato la seta che indossi.
Ovunque bisognerebbe insegnare la cultura e l’accoglienza: nelle scuole di ogni ordine e grado, al catechismo, nelle scuole di danza e in quelle di canto.
Si potrebbe vivere di entrambi. Bisognerebbe impararlo. Basterebbe ridisegnare nuovi confini.
Accoglienza e cultura, due ambiti diversi ma vicini e in forte interazione tra loro.
La cultura è conoscenza. La non cultura è ignoranza.
L’accoglienza è apertura mentale. La non accoglienza è chiusura.
Se hai qualcosa da dire, puoi anche non dirla. Se senti che hai qualcosa da imparare, fidati.