martedì 28 aprile 2020

La strada che ci aspetta è tutta da inventare


Senza prendere l’aereo, in una sera di aprile, mi sono ritrovato in Cile alla ricerca di un sole, di un vento e di una nuova pioggia. Destinazione Buenos Aires, senza scadenze e con la voglia solo di pedalare.
Si parte, concentrato verso la meta e una precisa rotta. Un bagaglio essenziale, ricordi, pensieri da elaborare e nel cuore l’Italia. Penso alle mie ragazze, ai miei amici.
Il dito sulla cartina scorre verso sud, mentre il vento accarezzandomi la schiena diventa mio amico e mi accompagna.
Che cos’è più triste di un treno? Ha una sola strada, una sola voce. Anche un uomo è una cosa triste se crede che il tempo è concluso (P. Levi).  

Inventarsi una strada, forse, è la nostra vera missione. Non siamo nati solo per adattarci.
E d’improvviso l’oceano, il grande blu, l’immenso.
Puoi fuggire sempre da ogni condizione. 
La tua venuta al mondo è un dono, tocca a te comprenderne il senso e inventarti una strada.
Il sole bacia ogni porta e con il grano fa miracoli (P. Neruda).

La mattinata fa la giornata. Strada dritta, deserta e vento contro. 
Poi, stanco s’addormenta e uno stupore prende le cose, come dopo l’amore (A. Bertolucci).
Un orizzonte costante. Morire serve anche a rinascere (Brunori). Chissà! 
Il succo delle pesche appena raccolte dopo un giorno di pedali ha il sapore più buono del mondo. 
Questo mondo è un miracolo perfetto e solo per questo dovremmo amarlo di più.
Dimenticare le maleparti, ripulirsi dall’odio che la vita ci presenta solo per crearci gli anticorpi. 
Ci guarderemo fraternamente. Io sarò migliore. Larga come l’andare d’un fiume grande, ci capiremo con l’albero e col seme, capiremo l’insetto e la grandine. Voglio essere il mondo e sentirmi a casa nel cosmo (M. Gualtieri).

All’infuori di me il dolore non è niente.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto. Mi ha dato il cuore che batte forte quando vedo il frutto del cervello umano, quando guardo il bene lontanissimo dal male, quando guardo in fondo ai tuoi occhi chiari (V. Parra).

Abbiamo perso il contatto con la natura. Così come abbiamo perso le domande. In quanto esseri umani dobbiamo vivere la natura e non idealizzarla. È per questo che ne stiamo perdendo il contatto. 
Silenzio, sabbia e oceano fino alla prossima capanna, al prossimo pasto, alla prossima edicola. Vivere senza malinconie e senza rimpianti. Ridere delle follie del mondo. La tua vita è tua e non lasciare che le intemperie possano fermarla. Lascia che si scalfisca e porta nei ricordi ogni solco, come fosse un autografo di Dio. 
Stai in guardia, ci sono delle uscite. Da qualche parte c’è luce. Cogli le occasioni. Non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta. E più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà (C. Bukowski).

Quaranta gradi e le pozzanghere d’acqua in lontananza sono solo un’illusione ottica, quasi psichedelica. L’asfalto scorre dritto, troppo dritto. Sembra una spada infinita caduta dal cielo. Due linee laterali che convergono in punto di fuga. 
Poter scegliere è davvero una gran fortuna. 
Tu che sei in viaggio, non sei su una strada. La strada la fai tu andando. Mentre vai si fa la strada e girandoti indietro vedrai il sentiero che mai più calpesterai. Tu che sei in viaggio, non hai una strada ma solo scie nel mare (A. Machado).

Ogni doganiere mi è sempre sembrato un messaggero di Dio. Uno pronto a giudicare in base al tuo passato se puoi passare dall’altra parte oppure no. Il lasciapassare è una raccomandazione per privilegiati riconosciuti. Quella sensazione da clandestino la provo in ogni frontiera. Più sali la montagna e più ti manca l’aria. Basta davvero una bici per andare in capo al mondo. Non c’è montagna più alta di quella che non scalerai. La strada può interrompersi ma non finisce mai. Finisce tutto quando perdi la speranza. 
Gli amici veri non li perdi mai. Se succede è perché non sono amici ma gente di passaggio. Un amico non ti tradisce mai. Può raggiungerti in viaggio. Può aspettarti alla stazione anche per anni. Un amico vero, quando lo trovi, non lo perdi mai. 
Se la strada non c'è, la costruisco mentre procedo. Da qui in poi, storia. Storia non come passato, ma come tutto ciò che è (Ko Un).

Il viaggio ti dà sempre delle risposte. Quando meno te l'aspetti arriva un passante con cui parlare. È questa la bellezza del mondo. Che ha sempre delle risposte. A volte sono le domande che ci mancano.
Strade sterrate e ogni giorno case diverse, gente diversa di ogni colore.
Bambina mia non avere paura. Non credere a chi dipinge l’umano come una bestia zoppa e questo mondo come una palla alla fine. Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e di sangue. Lo fa perché è facile farlo. Noi siamo solo confusi, credi. Siamo ancora capaci di amare qualcosa. L’amore è il tuo destino. Sempre. Nient’altro (M. Gualtieri). 

Ogni cactus sembra avercela con me. Sua maestà il sole e quelle nuove montagne sono il mio pensiero di oggi. È davvero misterioso come il corpo riesca ad adattarsi a tutte le situazioni. 
Il colore marrone della terra che tocca l’azzurro del cielo mi fa pensare allo spirito e a quanta poca importanza oggi gli riserviamo. L’odore dello spirito è intenso e quando lo riconosci non lo dimentichi più. Ormai so distinguerlo e mi piace identificarlo come l’odore della vita che parte. 
Sono venuto a guardare il mondo da dentro e ad amare le cose semplici, il patrimonio unico degli uomini. Non sono venuto per deridere la morte (J. Carrera Andrade).

Che fortuna nascere in questo pianeta. Distese di sale sotto un sole cocente riflettono tra il cielo e le montagne. Dopo ogni salita può esserci un’altra salita, ma prima o poi la discesa arriva sempre. 
A ogni traguardo un abbraccio perché le vittorie son più belle se hai con chi condividerle. 
Adelante, fra piantagioni di tabacco, una pioggia improvvisa e in testa il prossimo viaggio. È una vocazione terrena, anche se ancora Buenos Aires è lontana.
Ogni giorno un pianeta diverso. La strada scorre e non ho capito se ho voglia o paura di arrivare. La stanchezza mi fa pensare all’arrivo ma il cuore è consapevole che non ritornerà su questa via, non riproverà questa stessa emozione.
Una nuova mattina scivola tra i campi di grano e un orizzonte sempre più vicino. Il caldo sembra uno scherzo e pian piano avanza fino a diventare irreale. 
Scomparirà il denaro, torneranno le conchiglie. L'umanità sarà poca, meticcia, zingara e andrà a piedi. Avrà per bottino la vita, la più grande ricchezza da trasmettere ai figli (E. De Luca).

Pioggia fitta, sottile sottile e vento contro. Ascoltarsi e capire da soli ciò che abbiamo bisogno. Mai essere dogmatici. Quando viaggi guardati sempre intorno. 
Son belle le città dove sopravvive una cultura popolare forte. A tratti mi sembra Napoli e invece sono a Corrientes, la strada che non dorme mai. Benvenuti a Buenos Aires, dove le madri non si sono mai stancate di aspettare.
Non so cosa mi porterà questo viaggio. Ti offro quel nocciolo di me stesso che ho conservato, in qualche modo – il centro del cuore che non tratta con le parole, ne con i sogni e non è toccato dal tempo, dalla gioia, dalle avversità (J. L. Borges).

Viaggiare ti mette coraggio. Si vive una volta sola. 
Di un viaggio non puoi ricordare tutto. Ricordi i momenti che ti sei conquistato a fatica. 
E con Borges si conclude questo viaggio tra il Cile e l’Argentina: Qualsiasi destino per lungo e complicato che sia consiste in realtà di un solo momento e il momento in cui l’uomo sa per sempre chi è.

Non mi lasciar dormire, non darmi pace! Allora conquisterò il mio regno, nascerò lentamente (J. Cortázar).

Questo post è totalmente ispirato al viaggio in bici tra Cile e Argentina di Lorenzo Jova Cherubini intitolato “Non voglio cambiare pianeta”. Puoi vederlo su Raiplay. 

Si può viaggiare anche con i racconti degli altri, con la fantasia, leggendo e guardando la tv. A volte non è necessario spostarsi fisicamente in un luogo, soprattutto in tempi come questi.

Viaggiare è quel verbo che muove la conoscenza, apre gli occhi e sposta le coscienze alla ricerca di una forma sempre nuova di felicità. 

sabato 4 aprile 2020

La libertà non è di nostra proprietà


Per anni ci siamo illusi di poter conquistare la libertà, scegliendo e facendo, per non sentirci prigionieri di nessuno.
Mi sembra ovvio, e questi giorni ce lo stanno dimostrando, che se vuoi abitare il mondo che ti ha visto nascere, non puoi essere libero.
La libertà è partecipazione? Avevamo trovato una definizione in cui accomodarci e con Gaber ci eravamo illusi che quella era la via, ma oggi si è vanificata.
Tuttavia, questo non può essere un motivo per immobilizzarci e non reagire. Anzi. 
Visto che la libertà non può essere universale, è compito di ognuno cominciare a prenderne i frammenti che fino a oggi abbiamo conosciuto, ricomporli e cominciare a ricostruire.
Prendiamo spunto da chi ci ha preceduto e facciamone un esempio da seguire. 
Questa non è stata la prima pandemia e nemmeno la più importante che la storia ci ricorda. 
Facciamo come Noè che dopo il diluvio ricostruì un futuro completamente nuovo.
Non possiamo salvarci da soli, ha detto il Papa, anche se la Bibbia ci ricorda che in paradiso si entra uno per volta.
Un albero, un uomo, una donna si giudica solo per i frutti che è capace di generare e non per il colore delle foglie o della pelle. Se generi frutti sei salvo, se sei sterile sarai condannato.
Se hai paura della vita sarai dannato. 
D’altro canto, noi non siamo niente se non in relazione all’altro.
Questo isolamento forzato ci fa sentire la mancanza della relazione, di ciò che i francesi nella loro rivoluzione chiamavano fraternité.
Non può esserci relazione fra anime ma solo tra corpi.
La società prima del covid19 era suddivisa in tantissimi in cluster o nicchie. Oggi sembra che ci siamo tutti uniformati, allineati, accomunati. Tutti stiamo vivendo allo stesso modo in un’unica grande nicchia.
Probabilmente è da questo che dobbiamo ripartire.