Sognare è un verbo che in questo blog ricorre spesso. Al sogno viene associato un progetto, un altro termine di cui non ne possiamo più a fare a meno.
Se prima con progetto si identificava qualcosa di grande, adesso ce n’è uno anche dietro una “o” con il bicchiere. Questo è positivo! Perché vuol dire che anche dietro un’azione banale c’è uno studio, una progettazione, un calcolo, un percorso chiaro da seguire che porta alla realizzazione… anche di una “o” con il bicchiere. Peccato che è solo apparenza!
Il motivo più importante perché le idee restano vane e non vedono la luce regna in te.
Hai il merito e sei la causa.
Hai mai avuto una brutta idea? Hai mai lottato per una cattiva idea?
Oggi ti fai distrarre troppo. Tutto ciò che ti gira intorno ti governa (internet, facebook, riunioni) facendoti credere il contrario. Il tuo prezioso tempo ti viene rubato, con il tuo stesso consenso. Con la tua approvazione. Spesso rimandi per niente, ma riesci a giustificarti prendendoti sul serio.
In realtà non perdi tempo, ma decidi di dedicarlo a cose che in quel preciso momento rallentano la tua operatività, il percorso del tuo progetto, il tuo obbligo di consegna.
Già, proprio così, l’obbligo della consegna!
Ogni progetto, per essere realizzato, deve avere una caratteristica essenziale: dev’essere finito e consegnato (al team di lavoro, al committente, al mercato…), altrimenti rimane vano, incompleto e non può essere consegnato, proposto, venduto.
Pagheresti mai per un’auto consegnata senza sedili e senza cruscotto? O per una camicia senza bottoni?
Il segreto dell’efficienza sta proprio nella consegna. È indispensabile che ogni progetto sia suddiviso in piccoli progetti e a ciascuno assegnare un tempo (plausibile) di realizzazione. E rispettarlo!
Non fatevi guidare dalle scuse che vi ruotano attorno.
Ringrazio Seth Godin e Leo Babauta, per avermi ispirato questo post.